Artigianale vs industriale: cosa ci ha mostrato Report sul mondo della birra Italiana

Artigianale vs industriale: cosa ci ha mostrato Report sul mondo della birra Italiana

Quando la verità è in un bicchiere

Birra… e non sai cosa bevi“. Con questo titolo provocatorio, l’inchiesta di Report andata in onda su Rai3 ha acceso i riflettori su un mondo che, nonostante faccia parte della quotidianità di milioni di italiani, nasconde verità spesso ignorate dai consumatori. L’indagine giornalistica ha sollevato il velo su pratiche, proprietà e processi che stanno dietro al bicchiere di birra che ordiniamo al pub o acquistiamo al supermercato.

Ma cosa è emerso realmente? E soprattutto, cosa ci insegna questo report sul valore della birra artigianale, quella che noi di Skapte produciamo con passione ogni giorno?

Il grande inganno delle etichette

Uno dei punti più sorprendenti dell’inchiesta è stata la rivelazione che molti marchi percepiti come “locali” o “tipici” in realtà appartengono a colossi multinazionali. Heineken, ad esempio, controlla un’impressionante quantità di marchi che sembrano indipendenti: Messina, Ichnusa, Moretti, ma anche birre che si presentano come “d’abbazia”. Leffe è di proprietà della AB InBev, Grimbergen della Heineken
.

Questo fenomeno di “falsa identità” induce i consumatori a credere di stare acquistando un prodotto con una storia territoriale precisa, quando invece stanno semplicemente riempiendo le casse di multinazionali che operano con logiche industriali.

Il caso della Birra Messina è emblematico: nonostante il nome che richiama la città siciliana, la produzione non avviene più a Messina da anni. Eppure il marketing continua a sfruttare l’immagine della Sicilia e delle sue tradizioni per vendere un prodotto che con quel territorio ha ormai poco a che fare.

Dietro le quinte della produzione industriale

L’inchiesta ha messo in luce aspetti preoccupanti relativi alla produzione di alcune birre industriali. Nel caso di Ichnusa, Report ha evidenziato come lo stabilimento di produzione si trovi nelle vicinanze di una zona industriale in Sardegna, con questioni legate alla presenza di fluoruri nell’acqua utilizzata.

Ma il vero punto dolente emerso dalle degustazioni degli esperti interpellati dalla trasmissione è la qualità stessa del prodotto. Molte birre industriali sono state giudicate appena sufficienti o mediocri, con problematiche ricorrenti:

  • Eccesso di alcol senza adeguata struttura di sapori
  • Presenza eccessiva di zuccheri per mascherare difetti
  • Troppa CO2 che compromette l’esperienza di bevuta
  • Standardizzazione estrema che annulla le caratteristiche distintive

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La “Craft Revolution” italiana

In contrapposizione a questo scenario, l’inchiesta ha dedicato spazio al fenomeno della birra artigianale italiana, quella rivoluzione partita silenziosamente dal Piemonte nel 1996 e che oggi conta centinaia di produttori appassionati in tutta la penisola.

I piccoli birrifici artigianali, come Skapte, rappresentano l’altra faccia della medaglia: produzioni limitate, attenzione maniacale alla qualità, trasparenza totale sugli ingredienti e sui processi. La trasmissione ha mostrato esempi virtuosi di birrifici che utilizzano tecniche innovative ma rispettose della tradizione, che valorizzano la provenienza dell’acqua e che producono su piccola scala per garantire il controllo di ogni fase.

Industriale vs Artigianale: le differenze che contano

Ma quali sono, concretamente, le differenze tra birra industriale e artigianale emerse dall’inchiesta e confermate dalla nostra esperienza quotidiana di produttori?

1. Volumi e approccio produttivo

Birra industriale: Produzione massiva (milioni di ettolitri annui) orientata all’efficienza e alla riduzione dei costi. L’obiettivo è standardizzare il prodotto per renderlo identico indipendentemente da dove e quando viene prodotto.

Birra artigianale: Produzione limitata (in Italia, per legge, non oltre i 200.000 ettolitri annui) che privilegia la qualità sulla quantità. Ogni cotta può avere le sue particolarità, come accade per il vino con le diverse annate.

2. Ingredienti e ricette

Birra industriale: Uso frequente di cereali non maltati. Ricette pensate per risultare “facili” e inoffensive al palato di massa.

Birra artigianale: Ingredienti selezionati di alta qualità, spesso locali o biologici. Nessun conservante o additivo chimico. Ricette creative che possono includere spezie, frutta, o tecniche di luppolatura innovative per creare profili di sapore unici e riconoscibili.

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3. Processi di lavorazione

Birra industriale: Fermentazioni accelerate, pastorizzazione e microfiltrazione per eliminare qualsiasi organismo vivente e garantire lunga conservazione. Questi processi, però, “uccidono” anche molti aromi e sfumature di gusto.

Birra artigianale: Rispetto dei tempi naturali di fermentazione. Spesso non filtrata e non pastorizzata (“birra viva”) per preservare tutti gli aromi, le vitamine e le caratteristiche organolettiche originali. La birra continua a evolversi nel tempo, come un prodotto vivo.

4. Trasparenza e autenticità

Birra industriale: Marketing che spesso crea narrazioni artificiali o fuorvianti. Etichette che raramente rivelano tutti gli ingredienti utilizzati. Multinazionali che possiedono decine di marchi apparentemente indipendenti.

Birra artigianale: Comunicazione diretta e autentica, con il birraio spesso personalmente coinvolto nel raccontare la propria creazione. Etichette trasparenti che descrivono ingredienti e processi. Identità chiare e coerenti.

Perché scegliere artigianale? L’esperienza Skapte

Alla luce di quanto emerso nell’inchiesta di Report, la scelta di una birra artigianale come quelle che produciamo noi di Skapte acquista un valore ancora più profondo:

  1. Sostieni un’economia reale e locale: Quando scegli un birrificio artigianale, i tuoi soldi non finiscono nelle casse di una multinazionale, ma supportano direttamente l’economia locale e le piccole realtà produttive.
  2. Bevi un prodotto vero: Nelle nostre birre English Golden Ale o Blanche trovi solo ingredienti naturali e processi rispettosi della tradizione brassicola, senza scorciatoie industriali.
  3. Scopri sapori autentici: La standardizzazione uccide la creatività. Ogni nostra birra racconta una storia diversa attraverso profili aromatici unici, dalle DDH American Pale Ale più moderne alle Best Bitter che guardano alla tradizione.
  4. Vivi un’esperienza, non solo un consumo: La birra artigianale invita alla scoperta, alla degustazione consapevole, al confronto. Non è solo una bevanda per dissetarsi, ma un mondo da esplorare.

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La coscienza nel bicchiere

L’inchiesta di Report ha fatto emergere una verità fondamentale: quando beviamo, facciamo una scelta che va ben oltre il sapore. Scegliamo un sistema di valori, un approccio alla produzione, un rapporto con la terra e con le persone.

La birra artigianale italiana, con i suoi quasi 900 microbirrifici diffusi in tutta la penisola, rappresenta una delle più belle storie di rinascita produttiva del nostro Paese negli ultimi decenni. Una rivoluzione silenziosa che ha ridato dignità a una bevanda millenaria, liberandola dalla gabbia dell’industrializzazione estrema.

Noi di Skapte portiamo avanti questa rivoluzione ogni giorno, mettendo nel bicchiere non solo malto, luppolo, acqua e lievito, ma anche la nostra passione, i nostri valori, la nostra visione di un modo diverso di produrre e consumare.

Conclusione: consapevolezza è libertà

Se c’è un insegnamento che possiamo trarre dall’inchiesta di Report è che la consapevolezza è il primo passo verso la libertà di scelta. Conoscere cosa c’è dietro a un’etichetta, capire i processi produttivi, distinguere tra narrazione di marketing e realtà produttiva sono competenze sempre più necessarie in un mondo dove l’apparenza spesso inganna.

La prossima volta che ordinerai una birra, ricordati di quello che hai scoperto. Chiedi, informati, assaggia con attenzione. E magari concediti l’esperienza di una birra artigianale autentica, prodotta da persone vere che ci mettono la faccia e la passione.

Perché nel bicchiere non c’è solo una bevanda, ma una scelta di campo. E noi di Skapte abbiamo scelto da che parte stare: quella dell’autenticità, della qualità senza compromessi, del rispetto per chi beve e per l’ambiente.

Dopo quasi trent’anni dall’inizio del fenomeno craft in Italia, è triste dover ancora vedere una trasmissione TV per spiegare la differenza tra birra artigianale e industriale. Se il pubblico non la conosce, la colpa è anche (e soprattutto) di tutti noi del settore, che evidentemente non siamo riusciti a raccontarla in modo chiaro e onesto. È ora di cambiare davvero.

La vera rivoluzione della birra è appena iniziata, e si combatte un sorso alla volta.

Skapte – Birra senza compromessi, dal cuore dell’Italia

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Colicchio Francescantonio

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